Buongiorno miei cari, oggi voglio portarvi la mia opinione per uno dei pilastri della fantascienza: il pianeta delle scimmie. Devo premettervi che questo cult della fantascienza, ispirazione per due serie cinematografiche e un reboot di successo, non era mai finito sotto le mie grinfie fino a qualche settimana fa a causa dell'introvabilità dello stesso. Sono sempre stato un fan della saga fin dalla prima versione cinematografica del 1968. Ad oggi, dopo averlo letto, provo sentimenti contrastanti. Sono contento di aver letto lo scritto base dal quale i film hanno attinto e allo stesso tempo sono un abbastanza deluso, e abbastanza è un eufemismo, poiché ho trovato il libro veramente pessimo e ora vi spiegherò perché. So che siete abituati alle mie recensioni positive ma che devo dirvi? Non tutte le ciambelle riescono con la pelliccia e questo libro sicuramente è più nudo del protagonista durante il suo soggiorno su Soror. La prima nota negativa, come a scuola, la do all'espediente del narrativo introduttivo e, cioè, i due viaggiatori della più che particolare bolla-astronave dispersi in un sistema solare non meglio identificato e descritto superficialmente. Se l'espediente introduttivo in alcuni libri possa essere il cardine e in parte la forma stessa del genere o del sottogenere, qui sembra una versione gratuita dell'inizio di un romanzo; ho apprezzato solo che lo scrittore, salvatosi, miracolosamente, in corner, spiega indirettamente il perché di questa sua scelta nelle ultime pagine del libro. Come seconda nota, pesantemente, negativa è stata la descrizione delle tecnologie. La prima nota potrebbe essere un mio capriccio intellettuale ma una descrizione approssimata e rozza di qualsiasi tecnologia della storia in un libro di fantascienza mi ha colpito profondamente. Credo che sia un pilastro fondamentale del sottogenere quello della descrizione plausibile o dettagliata, per le risorse che può avere io scrittore, di una base tecnica e tecnologica descritta per "funzionare" nel proprio romanzo. In questo libro non ce n'è nemmeno un briciolo. Terzo stigma negativo è stata un'altra superficialità quella della descrizione dei due popoli del pianeta Soror. Sia gli umani-animali sia le scimmie-umanizzate hanno avuto una descrizione più che banale e alcune volte ho pensato che il libro lo avesse scritto un bambino di cinque anni, lo dico con rispetto per i bambini, che se la cava in italiano. La loro storia e le dinamiche che li contraddistinguono sono diluite da una scrittura veloce e poco rappresentativa tipica di articolo di giornale. Peccato che il buon Boulle sia stato uno scrittore di professione, di un certo calibro e, vincitore di diversi premi letterari che altri grandi scrittori si sognano anche odiernamente seppur defunti. Questo porta ad un altro errore madornale fatto dal buon Pierre, quello della sequenza della trama; ovviamente un romanzo così abbozzato e superficiale non può sostenersi sulla trama e, infatti, sembra scritta per lasciare più vuoti che contenuto. L'ultima parte negativa, prometto che poi smetto di lanciare letam...concime intellettuale, è stata la visione abbastanza palese di sessualità repressa, quasi pornografica, che il personaggio principale ha nei confronti della sua futura compagna/moglie/fidanzata ecc. Con questo intendo criticare la paradossale sequenza di avvenimenti per cui la ragazza di Soror diviene l'ennesimo l'espediente per uno stupro letterario di qualsivoglia genere attuato in circostanze che però, a discolpa del "povero" protagonista, non potevano che svilupparsi in quella inalterabile direzione. C'è da dire che ha anche due lati positivi indiretti e, cioè, che, come anticipato prima, è stata la struttura fondamentale per tantissime pellicole di successo cinematografiche che hanno riempito e modificato la trama bucherellata facendone dei capolavori del cinema e che il romanzo lascia uno spazio meditativo e filosofico sul ribaltamento della condizione umano-animale molto interessante. Quel che penso, infine, è che non è un libro che consiglierei - continuate pure a guardare soltanto i film - a nessuna fascia d'età poiché l'ho trovato pesante, grottesco, diseducativo e in certe parti, scritto malissimo. Ditemi la vostra a riguardo e restate sintonizzati! A presto. PUNTEGGIO
Il Pianeta delle scimmie: 3/10
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Seconda opinione letteraria della settimana e secondo fantasy della settimana. Lo so negli ultimi mesi sto leggendo soltanto questo genere ma prometto che non vi porterò troppe recensioni dalle orecchie a punta. Parliamo ora dell'occhio del mondo della saga della Ruota del tempo del grande scrittore, sia per volume di scritti sia per idee, Robert Jordan. Un libro che in molti conosceranno per la serie che prime video ha distribuito l'anno scorso e che da poco ha rilanciato con la stagione due. In questa opinione parlerò solo del romanzo poiché sappiate che vi sono alcune, grosse, differenze. Non tratterò di queste ma ci tenevo a puntualizzarlo poiché nella mia opinione ho costruito un punteggio grazie a qualità che nella serie, seppur bellissima, non ho trovato. Il romanzo è un fantasy con tutti i crismi della classicità compresi gli accenni al dualismo religioso tra bene e male e luce ed ombra. La storia potrebbe passare per banale o per una rivisitazione e rimpasto degli scritti di Tolkien e/o Lewis, tuttavia, dopo poche pagine si intravederà la sua unicità e complessità che ci accompagnerà per tutto il romanzo e, che ci avvolgerà come solo l'Unico Potere può fare, per tutta la lettura. Questo romanzo si presenta con uno stile a narrazioni multiple dove i personaggi principali vengono raccontati, nei vari capitoli, da un narratore esterno. Riguardo ciò, vi consiglio di leggerlo in modo continuo poiché avendo diversi punti di vista è difficile ricordarsi anche dopo del tempo cosa aveva sperimentato quel personaggio per fare o meno una scelta. Io, di solito, se torno a rileggere, per concludere, un libro abbandonato qualche tempo prima, tendo a ricordare solo i macro-avvenimenti e non le sequenze riflessive esperienziali del protagonista, immaginate quando ce ne sono ben cinque e se contiamo Lan e Moiraine diventano sette. Consigli a parte, il libro è ben strutturato incalzante e scorrevole per quanto il numero di pagine si aggiri, nelle varie versioni sulle settecentoquaranta pagine. La rielaborazione del principio filosofico antico dello Yin/ Yang in chiave manicheistica, nel senso del pensiero religioso del persiano Mani, è veramente accattivante. Ma il fascino non finisce, anzi, aumenta, quando la struttura politica del mondo della Ruota del tempo è matriarcale e incentrata su un evento storico abbastanza dettagliato, seppur accaduto in un lontanissimo passato rispetto agli avvenimenti del romanzo, che è la Frattura. Un idea semplice nel suo insieme ma complicata da un possibile intrigo intessuto dalla ruota stessa(la volontà del Creatore? non l'ho proprio afferrato bene). La Frattura è un evento storico reale con conseguenze disastrose e apocalittiche per tutto il mondo. Questa Frattura però stata attuata da una parte del potere mistico, magico e politico della loro civiltà leggendaria. Oltre non posso spingermi perché, sia per gli amanti della serie che per i fruitori dei libri, l'inseme di intrighi sviluppati come evidente conseguenza di questo evento sono tantissimi e molto affascinanti. Secondo lato positivo del romanzo è che il buon Jordan, pace a lui, si è concentrato su di un aspetto molto classico della romanzistica fantasy, quella di una sessualità "altra" dovuta ad una cultura "altra" dalla nostra e differente per storia, spazio e tempo. L'ho trovato interessante poiché, ahimè, a differenza della serie i personaggi hanno una loro connotazione sessuale, anche abbastanza classica, ma, come per gli scritti di Tolkien la tematica è trattata in modo cavalleresco; essendo una questione spinosa ed estremamente soggettiva chiarisco che, anche nei romanzi o nelle altre opere visive la sessualità e la sensualità non siano un peccato, anzi, tuttavia credo che sia giusto inserirla in un modo appropriato e non per attirare pubblico portando il prodotto artistico ad un concetto pornografico: per quello c'è già la pornografia. Detto ciò, penso che la sua interpretazione della sessualità dei personaggi sia stato un punto di forza maggiore e di coinvolgimento profondo con le vicende raccontate. Altro lato più che positivo, citati anche all'inizio di questo post, sono il sottofondo di, più o meno, velati intrighi (non posso dirvi oltre!) e, la personalità insondabile delle aes sedai, soprattutto, il personaggio di Moiraine. Il suo essere nel mondo mi è piaciuto molto poiché indica un'idea di donna diversa da quelle della nostra società o della nostra storia o dei fantasy che ho letto. Il rapporto con il suo Custode è la ciliegina sulla torta e un rimando al punto di forza precedente in cui anche la sua sessualità è differente semplicemente perché è stata plasmata in una cultura "altra". Ultima positività del romanzo che ho assaporato tanto è l'indiretto rimando alla ciclicità delle cose e alle sue implicazioni: non al livello di Cloud Atlas ma sicuramente una bella "chicca" che rende le sequenze dialogiche e quelle descrittive avvincenti per i rimandi cronistorici che amplificano il realismo del mondo di Rand e Moiraine. Anche qui, ho trovato un lato negativo forse un po' fastidioso per la scorrevolezza della trama: la descrizione dei sogni dei personaggi. Non so se sia una traduzione errata, una interpretazione sbagliata del senso datogli dallo scrittore o una complicazione dovuta alla versione italiana, so soltanto che molti dei sogni descritti non sono godibili poiché difficili da capire e nel loro svolgimento; personaggi che compaiono a caso, strade che cambiano senza che vi sia scritto il cambiamento e oggetti che compaiono dal nulla. Per quanto l'onirico è un mondo dove la realtà non ha le stesse leggi del nostro universo penso che proprio per questa complessità di fondo Jackson avrebbe potuto scriverli più comprensibili. PUNTEGGIO
L'Occhio del mondo: 10/10 Bentornati a questo appuntamento con le mie opinioni letterarie. Oggi parliamo di un libro fantasy con la "f" maiuscola: il mago di Earthsea o noto anche soltanto come il Mago. E' un romanzo della scrittrice statunitense Ursula K. Le Guin, forse non troppo nota in Italia(ditemi la vostra), che fonde le dinamiche fantasy con quelle della psicologia e della psicanalisi. Come? direte voi, per scoprirlo ve ne consiglio la lettura poiché ha tantissimi pregi, che vi elencherò di seguito e, non essendo un tomo enorme tutto si svolge dentro un basso numero di pagine, circa duecentoquaranta, può essere una lettura veloce e coinvolgente. Il libro l'ho trovato quasi per caso in una biblioteca dell'appennino dove vivo e, seppur, avessi già udito il cognome Le Guin durante gli anni universitari non avevo mai approfondito uno dei suoi libri a tema fantastico. A differenza di altri scrittori di questo genere, Ursula riesce a descrivere un mondo reale con toni naif al limite dell'onirico che mostrano un'intera vita in modo molto scorrevole, melato quasi fosse una ballata medioevale o una canzone. Questo non toglie che le parti oscure o i lati cupi del romanzo non siano qualcosa che vi lascerà l'amaro in bocca e una certa sensazione di disagio e malessere. Proprio questa è una delle prime caratteristiche positive del romanzo; la scrittrice racconta il classico viaggio dell'eroe, un mago per l'appunto, diviso in due flussi paralleli che si fondono durante le sue riflessioni sugli accadimenti. Il primo è quello delle sue esperienze di vita nel concreto: viaggi, battaglie, scoperte. Il secondo flusso è quello psicologico simbolico, sacrale della vita del personaggio stesso. E cosa c'è di strano? Penserete; in tutti i fantasy ci può essere una meta-lettura in questo senso. Certo, ma in questa la lettura non dovete applicare una meta-narrazione c'è già, incastonata nel libro e intessuta nella trama. Con ciò voglio dirvi che la parte psicologica e simbolica avrà una parte importante negli avvenimenti del racconto e che il personaggio stesso pur essendo un mago si interroga sulla sua percezione delle cose. Un secondo lato positivo che ho scorto tra le pagine di questo capolavoro è stata la semplicità della storia e della struttura del mondo fantastico stesso che, a mia grande meraviglia, gli ha instillato una enorme dose di realismo. Non troverete troppi esseri fantastici, lingue artificiose, tradizioni mistiche o, complicate società dalla politica ingarbugliata. Nel mago di Earthsea vivrete in mappamondo dominato dal mare dove le isole sono regni e le tradizioni sono il riflesso del mare stesso: scure e torbide o limpide e tranquille. Altro punto di forza è stato l'identificazione con il protagonista. Ursula riesce a scrivere in maniera talmente intima che il personaggio vi si incollerà addosso. Non dico che sia una legge universale ma sicuramente il suo cammino è simile a quello di tutte quelle persone che incontrando difficoltà nella vita sviluppano sempre più il proprio lato riflessivo-attivo. Ultimi due punti di forza sono stati: il finale con la sua, seppur semplice, conclusione, che proprio per questa natura intrinseca di ingenuità naif riesce ad essere una conclusione coi fiocchi e strutturalmente valida poiché rimanda ad una morale realistica e assiomatica, che è il secondo ed ultimo punto di forza di questo scritto e, cioè, che molto spesso, durante la vita, le banalità interiori sono le più difficili da cogliere e raccogliere. Come ogni opinione, per giustizia devo descrivervi anche l'unico, a mio avviso, "difetto" di questo romanzo: la focalizzazione degli eventi. Se per alcuni capitoli questa è stata magistrale e quasi struggente in altri la scrittrice ha scelto di enfatizzare l'azione abbandonando le spiegazioni e le dinamiche del mondo di Earthsea. Il risultato è stato abbastanza confuso e di difficile comprensibilità per quanto, vi possa garantire, ci abbia messo tutto l'impegno possibile. Quindi, a parte qualche macchia indecifrabile l'ho trovato un libro fantasy ottimo sia per gli adulti che per le fasce d'età più giovani. Una morale che cresce durante tutta la lettura e che nella sua semplicità sconcerta e che, sempre secondo me è un romanzo unico di cui vorrò approfondire le dinamiche nei romanzi successivi e di cui avrei voluto scrivere poiché la pennellata naif mi ha incantato e strabiliato allo stesso tempo. PUNTEGGIO
Il mago: 10/10 Bentornate/i, oggi voglio iniziare a scrivere le mie opinioni sulla raccolta letteraria di Rick Riordan, Pearcy Jackson e gli dei dell'Olimpo. Partiamo premettendo che, essendo io un lettore ad ispirazione, cioè, non leggo ogni sorta di saga e ogni sorta di libro che mi capita a mano, ho trovato estremamente interessante e piacevole questa saga. Più in specifico, ho trovato i cinque libri che compongono la saga (non ho ancora letto i libri che trattano vicende supplementari), veramente scorrevoli, dinamici e nell'insieme di tutta la storia brillanti, insomma, un'ottima lettura se si vuole leggere una saga solare e piena d'avventura. Per rendervi un'idea, sicuramente, non precisa dell'atmosfera che vivrete leggendoli, secondo me è Harry Potter con divinità greche e uno stile tutto USA. (questo paragone è stato fonte di discussione con la mia compagna che vanta d'essere una vera Potter Fan). Sicuramente come lettura per ragazzi va più che bene (non parti truci, horror o dall'impronta sessuale) e come molte altre saghe è fonte di apprendimento poiché vengono citate molte parti della cultura greca antica. In questa saga il volume che ho apprezzato di più è stato il primo, il ladro di fulmini; scritto in un italiano molto moderno e alla mano che lo rende scorrevole e brioso. Incalzante fino alla fine quando, per il bisogno di conoscere il seguito si passa al secondo volume. Il volume che ho apprezzato di meno, invece, per quanto mi sia piaciuto nel suo complesso, è stato la La battaglia del labirinto poiché l'ho trovato lento e a tratti noioso per via dei pochi eventi che accadono e della stessa scrittura che un po' precipita verso un tirare a forza gli eventi per sentirne l'azione. Come difetti o mancanze, se così le vogliamo chiamare, una potrebbe essere che le parti di segreti e misteri sono abbastanza ovvie dopo il secondo libro. Un'altro difetto è, a mio avviso, che è tutto troppo incentrato al campo mezzosangue. Per farvi capire ciò che ho provato vi porterò un paragone. A differenza della saga di Harry Potter dove il fulcro delle vicende è nell'incantata e incantevole scuola di Hogwarts, tuttavia, l'intera Inghilterra riflette la sua controparte magica, in questa saga uno dei due fuochi dell'attenzione ellittica è il campo mezzo sangue, l'altro per ovvie ragioni è l'Olimpo. Per quanto questa cosa possa sembrare una piccolezza, nella mia lettura l'ho trovata molto irreale e a tratti frustrante; un urban fantasy come caratteristica intrinseca dovrebbe avere baasi più realistiche di un più classico sword and sorcery e, invece, non è stato così. Ho trovato questo continuo focalizzarsi sulle sorti del campo mezzo sangue come un qualcosa di poco credibile. Alcune domande mi sono balzate per la testa ma se ve le elencassi tutte questa opinione diventerebbe un volume della Treccani, perciò, ve ne elencherò soltanto una per completare la spiegazione di questa mia sensazione. Perché di questi campi per "ragazzi speciali" non ne hanno fatti di più a mo' di scuole (vedi Hogwarts)? Ma mie elucubrazioni letterarie a parte, in conclusione penso che, leggerla vi porterà per diverse ore in un mondo giovane e e allo stesso tempo avvolto da miti e leggende antiche. Essendo una lettura sia per adulti che per ragazzi e, ribadisco, ve la consiglio vivamente, non vi stancherà. Se siete amanti della cultura classica o, anche solo simpatizzanti, sicuramente andrete in estasi. Spero che questa mia opinione vi sia piaciuta e che vi abbia portato a scegliere di leggerla. Lasciatemi i vostri commenti e ci si legge alla prossima! PUNTEGGI
INTERA SAGA: 8/10 Il ladro di fulmini: 10/10 Il mare di mostri: 9/10 La maledizione del Titano: 8/10 La battaglia del labirinto: 6/10 Lo scontro finale: 8/10 Buon giorno e ben ritrovati cari amici, oggi voglio annunciarvi che inizierò a scrivere anche le mie opinioni sui libri che ho letto. Perché non scrivo recensioni?
Beh, penso sia semplice, perché penso che per recensire un qualsiasi prodotto si debba aver seguito un tipo particolare di studi. So che negli ultimi anni, attraverso alcuni social, ahimè, il termine abbia perso il suo valore (in fondo sono solo parole no?) e sia diventato un sinonimo del termine opinione, parere, visione soggettiva di un dato evento o fatto, ma così non è o non dovrebbe essere. Come diceva sempre la mia professoressa delle scuole superiori, al tempo si chiamavano ancora così, in italiano esistono pochissimi veri sinonimi di un qualsivoglia termine, solitamente, si usano parole o termini simili ma che non hanno il medesimo contenuto. Perciò, nei miei post vi porterò le mie opinioni con qualche critica ma totalmente e assolutamente soggettive e sempre sviluppate attraverso la prospettiva da scrittore e non da critico professionista.
Care amiche lettrici e cari amici lettori, ben ritrovati. Oggi voglio proporvi un altro romanzo gratuito a puntate che sto scrivendo. E' un fantasy, cioè, un dark fantasy che di più non si può. La trama è abbastanza semplice.
Siamo in un mondo medievale/rinascimentale, quei classici periodi fantasy a mo' di Eragon, Conan il barbaro o Le Cronache del ghiaccio e del fuoco cui non sai di preciso in che periodo della nostra storia collocarli. In questo universo fatto di regni monarchici, comuni e città di banditi vi sono anche città di mostri e creature spettrali intente a rovesciare questo o quel trono per i propri scopi. In queste terre dominate dal male la magia non esiste e nessuno sa come usarla, quindi, dimenticatevi dei maghi e degli stregoni; esistono solo le reliquie, oggetti magici creati da una razza scomparsa e avvolta nel mistero. Se possedute ed usate danno un potere enorme ma il risvolto della medaglia è che questi oggetti sono come armi atomiche date agli uomini delle caverne, e, questo è la chiave di volta per una dinamica ciclica di dominio e maledizione. Chi usa questi oggetti avrà un fato cupo e torbido come e tutta l'ambientazione di quel mondo. Un sole tiepido e pallido che scalda pochissimo, il suolo sterile, i periodi di abbondanza che durano come battiti d'ali di farfalle moribonde, le risorse che scarseggiano e le malattie che mietono interi regni. Solo le reliquie possono stravolgere questa realtà nefasta e purtroppo ne sono anche la causa principale. In questo circolo vizioso vive Raes Aryen una ragazza che per vari eventi complessi dovrà stravolgere la propria vita ed incamminarsi verso un futuro in cui anche lei sarà dominata dal desitno delle reliquie. Se questa introduzione vi ha intrigato e vi è piaciuta, seguite la pubblicazione e buona lettura ragazzi! Esce oggi il primo capitolo di Gal Harin come romanzo gratuito. Questo inizio di saga si intersecherà in maniera "laterale" alla saga delle Nove Corone. Anche se laterale non è il termine esatto per intendere una struttura a rete in cui non c'è una serie di romanzi centrale e altre laterali tuttavia, ogni saga racconta la propria prospettiva sia spaziale che temporale della storia di una galassia, la nostra, in divenire.
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AutoreSono uno scrittore trentaseienne, per ora indipendente, appassionato di fantascienza, horror, thriller e fantasy che vuole scrivere le proprie storie attraverso il media più antico dell'umanità. Archivip.IVA: 04098000369 |