Seconda opinione letteraria della settimana e secondo fantasy della settimana. Lo so negli ultimi mesi sto leggendo soltanto questo genere ma prometto che non vi porterò troppe recensioni dalle orecchie a punta. Parliamo ora dell'occhio del mondo della saga della Ruota del tempo del grande scrittore, sia per volume di scritti sia per idee, Robert Jordan. Un libro che in molti conosceranno per la serie che prime video ha distribuito l'anno scorso e che da poco ha rilanciato con la stagione due. In questa opinione parlerò solo del romanzo poiché sappiate che vi sono alcune, grosse, differenze. Non tratterò di queste ma ci tenevo a puntualizzarlo poiché nella mia opinione ho costruito un punteggio grazie a qualità che nella serie, seppur bellissima, non ho trovato. Il romanzo è un fantasy con tutti i crismi della classicità compresi gli accenni al dualismo religioso tra bene e male e luce ed ombra. La storia potrebbe passare per banale o per una rivisitazione e rimpasto degli scritti di Tolkien e/o Lewis, tuttavia, dopo poche pagine si intravederà la sua unicità e complessità che ci accompagnerà per tutto il romanzo e, che ci avvolgerà come solo l'Unico Potere può fare, per tutta la lettura. Questo romanzo si presenta con uno stile a narrazioni multiple dove i personaggi principali vengono raccontati, nei vari capitoli, da un narratore esterno. Riguardo ciò, vi consiglio di leggerlo in modo continuo poiché avendo diversi punti di vista è difficile ricordarsi anche dopo del tempo cosa aveva sperimentato quel personaggio per fare o meno una scelta. Io, di solito, se torno a rileggere, per concludere, un libro abbandonato qualche tempo prima, tendo a ricordare solo i macro-avvenimenti e non le sequenze riflessive esperienziali del protagonista, immaginate quando ce ne sono ben cinque e se contiamo Lan e Moiraine diventano sette. Consigli a parte, il libro è ben strutturato incalzante e scorrevole per quanto il numero di pagine si aggiri, nelle varie versioni sulle settecentoquaranta pagine. La rielaborazione del principio filosofico antico dello Yin/ Yang in chiave manicheistica, nel senso del pensiero religioso del persiano Mani, è veramente accattivante. Ma il fascino non finisce, anzi, aumenta, quando la struttura politica del mondo della Ruota del tempo è matriarcale e incentrata su un evento storico abbastanza dettagliato, seppur accaduto in un lontanissimo passato rispetto agli avvenimenti del romanzo, che è la Frattura. Un idea semplice nel suo insieme ma complicata da un possibile intrigo intessuto dalla ruota stessa(la volontà del Creatore? non l'ho proprio afferrato bene). La Frattura è un evento storico reale con conseguenze disastrose e apocalittiche per tutto il mondo. Questa Frattura però stata attuata da una parte del potere mistico, magico e politico della loro civiltà leggendaria. Oltre non posso spingermi perché, sia per gli amanti della serie che per i fruitori dei libri, l'inseme di intrighi sviluppati come evidente conseguenza di questo evento sono tantissimi e molto affascinanti. Secondo lato positivo del romanzo è che il buon Jordan, pace a lui, si è concentrato su di un aspetto molto classico della romanzistica fantasy, quella di una sessualità "altra" dovuta ad una cultura "altra" dalla nostra e differente per storia, spazio e tempo. L'ho trovato interessante poiché, ahimè, a differenza della serie i personaggi hanno una loro connotazione sessuale, anche abbastanza classica, ma, come per gli scritti di Tolkien la tematica è trattata in modo cavalleresco; essendo una questione spinosa ed estremamente soggettiva chiarisco che, anche nei romanzi o nelle altre opere visive la sessualità e la sensualità non siano un peccato, anzi, tuttavia credo che sia giusto inserirla in un modo appropriato e non per attirare pubblico portando il prodotto artistico ad un concetto pornografico: per quello c'è già la pornografia. Detto ciò, penso che la sua interpretazione della sessualità dei personaggi sia stato un punto di forza maggiore e di coinvolgimento profondo con le vicende raccontate. Altro lato più che positivo, citati anche all'inizio di questo post, sono il sottofondo di, più o meno, velati intrighi (non posso dirvi oltre!) e, la personalità insondabile delle aes sedai, soprattutto, il personaggio di Moiraine. Il suo essere nel mondo mi è piaciuto molto poiché indica un'idea di donna diversa da quelle della nostra società o della nostra storia o dei fantasy che ho letto. Il rapporto con il suo Custode è la ciliegina sulla torta e un rimando al punto di forza precedente in cui anche la sua sessualità è differente semplicemente perché è stata plasmata in una cultura "altra". Ultima positività del romanzo che ho assaporato tanto è l'indiretto rimando alla ciclicità delle cose e alle sue implicazioni: non al livello di Cloud Atlas ma sicuramente una bella "chicca" che rende le sequenze dialogiche e quelle descrittive avvincenti per i rimandi cronistorici che amplificano il realismo del mondo di Rand e Moiraine. Anche qui, ho trovato un lato negativo forse un po' fastidioso per la scorrevolezza della trama: la descrizione dei sogni dei personaggi. Non so se sia una traduzione errata, una interpretazione sbagliata del senso datogli dallo scrittore o una complicazione dovuta alla versione italiana, so soltanto che molti dei sogni descritti non sono godibili poiché difficili da capire e nel loro svolgimento; personaggi che compaiono a caso, strade che cambiano senza che vi sia scritto il cambiamento e oggetti che compaiono dal nulla. Per quanto l'onirico è un mondo dove la realtà non ha le stesse leggi del nostro universo penso che proprio per questa complessità di fondo Jackson avrebbe potuto scriverli più comprensibili. PUNTEGGIO
L'Occhio del mondo: 10/10
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AutoreSono uno scrittore trentaseienne, per ora indipendente, appassionato di fantascienza, horror, thriller e fantasy che vuole scrivere le proprie storie attraverso il media più antico dell'umanità. Archivip.IVA: 04098000369 |